Papa Francesco. Questa economia uccide

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Lunedì, 23 Febbraio 2015 09:10

Libro-Questa-economia-uccide.jpgLamezia Terme – Qualche giorno fa ho partecipato alla presentazione del libro scritto da due vaticanisti Andrea Tornielli e Giacomo Galeazzi: “Papa Francesco. Questa economia uccide” (edizioni Piemme). Un libro, di cui raccomando la lettura, che rappresenta una novità avendo il merito di mettere in luce il ritardo con cui noi cattolici stiamo avviando il dialogo con l’economia. Un testo che rafforza il nostro umile e fragile impegno avviato da un po’ di tempo dalla nostra sezione UCID Lamezia Terme per promuovere la riflessione su “economia di pace”. Nel libro sono presentati alcuni ragionamenti di Papa Francesco sull’“economia”: una attenta lettura della Sua Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, in cui, senza la pretesa di dare formule risolutive, evidenzia le contraddizioni della nostra società, i limiti di un sistema socio economico, quello vigente, in cui si ritiene che una maggiore ricchezza automaticamente renda migliore la vita dei poveri, e sostiene la necessità di combattere le “inequità”, usa una parola con un valore socio-economico, non la parola “iniquità” cui viene attribuito generalmente un valore morale.

La denuncia di un sistema incapace di governare la sfida della globalizzazione, “questa economia uccide”, dice Papa Francesco, che insiste sulla opzione dei poveri come nuovo paradigma per un nuovo modello di sviluppo socio economico volto alla giustizia sociale. Affermazioni, queste, all’origine di molte critiche rivolte a Papa Francesco, anche da parte di alcuni cattolici: “papa marxista”, “papa che non capisce di economia”. Critiche infondate sostengono i due vaticanisti; i ragionamenti di papa Francesco, scrivono, altro non sono che un confronto aperto e costruttivo tra Vangelo ed economia, un confronto, un rapporto cui noi cattolici stiamo arrivando molto in ritardo, un ritardo “culturale” che, a mio avviso, rappresenta una delle cause della difficoltà ad elaborare e superare la crisi socio-politica, oltre che economica, che sta “impoverendo” il nostro Paese. Dovremmo riflettere un po’ di più sulla differenza tra la nostra visione economica, in un paese, l’Italia, a prevalenza cattolica, e quelle di Paesi, quali il regno Unito e la Germania, dove rilevante è la presenza anglicana e protestante. La necessità di superare il mero assistenzialismo, e di avviare invece “processi e programmi orientati ad una migliore distribuzione delle entrate, alla creazione di opportunità di lavoro, ad una promozione integrale dei poveri”.

Il grande merito di questo libro è l’aver con chiarezza indicato il “sentiero”, segnato dal rapporto tra Vangelo ed economia, che noi cattolici dovremmo percorrere per recuperare un ritardo storico. Ma questo non vuol dire che noi cattolici siamo in ritardo per poter affrontare e superare la sfida storica che abbiamo davanti, siamo in tempo, o meglio nel tempo, a condizione che sapremo trarre frutto dal grande patrimonio “culturale” di cui disponiamo: la dottrina sociale della Chiesa. Alla presentazione del libro c’era il Cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga che, per confermare il ritardo del dialogo tra Chiesa Cattolica ed economia, ha raccontato che iniziò a rendersi conto di questo limite quando in qualità di segretario del CELAM (Consiglio Episcopale Latinoamericano), e poi da Presidente, dovette affrontare, su forte raccomandazione di Giovanni Paolo II, il problema della cancellazione del debito dei paesi più poveri. Anche la presentazione di un libro è l’occasione per ricordare ad ognuno di noi il dovere di partecipare alla vita pubblica, ma soprattutto l’impegno a “diventare popolo”, il vero obbiettivo di qualsiasi spirito riformatore.

Nelida Ancora

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